Aspetti pratici della socializzazione
Si tratta di una comunicazione di tipo pratico (pratico-verbale) nella quale l'adulto pu� essere considerato il
principale emittente. Sin dal primo anno, egli invita il bambino a realizzare un numero considerevole di reazioni, alcune di adattamento (mangiare, alzarsi, camminare, ecc.), altre di comunicazione (sorridere, « parlare » ), e non � possibile distinguere esattamente le due categorie. Il bambino, in una data societ�, fruisce di un certo statuto (ha il diritto di giocare, di imparare a parlare, di essere nutrito dai suoi genitori; ha il dovere di ubbidire ai genitori, di andare a scuola, ecc.); questo statuto comprende il rapporto reciproco tra genitori e societ� da una parte e bambino dall'altra. I comportamenti attraverso
cui si esprime questo rapporto costituiscono i ruoli degli uni e degli altri. La teoria dei ruoli (1) elabora taluni concetti:
a) L'attesa dei ruoli: il ruolo, predeterminato in base all'et�, definisce ci� che gli altri si aspettano da lui e particolarmente le imitazioni alle quali � invitato, e ci� che, in cambio, il bambino si aspetta dagli altri.
Bisogna notare che tali risposte variano da bambino a bambino, non soltanto in ragione delle differenze caratteriali, ma anche in ragione delle caratteristiche della trasmissione delle attese, effettuata pi� o meno rigidamente dagli educatori.
b) La percezione dei ruoli: Il bambino impara a definire i ruoli che gli vengono assegnati sulla base delle soddisfazioni che il compimento degli atti che ci si attende da lui gli procura; � una percezione a diversi livelli: essa pu� consistere nel cogliere, progressivamente i segnali dell'attivit� da svolgere durante gli stessi sforzi compiuti per rispondere all'attesa altrui; e pu� anche, a cominciare da un certo sviluppo intellettuale, essere chiarita ed organizzata dalla esplicita domanda degli altri.
c) L'impegno nei ruoli: La risposta attiva del bambino alla domanda degli altri pu� essere pi� o meno intensa, in dipendenza di una serie di fattori che concernono la natura della comunicazione:
- atteggiamento positivo o negativo del bambino nei confronti dell'emittente;
- accordo o disaccordo tra i diversi partners del bambino riguardo ai suoi ruoli;
- chiarezza del messaggio trasmesso, con indicazioni sulla finalit� delle attivit�;
- valutazione di quelle attivit� da parte del bambino, in funzione del loro inserimento nel sistema dei valori precostituito in lui;
- attitudine a svolgere tale ruolo, variabile a seconda dell'apprendimento anteriore e la connessione di quest'ultimo con l'apprendimento del ruolo;
- conflitti o disaccordi tra i diversi ruoli che si esigono dal soggetto;
- presenza di un ambiente attento o indifferente;
d) L'integrazione dei ruoli con la personalit�: Se � vero che i ruoli sembrano dipendere essenzialmente dalle norme sociali, e costituire l'identit� sociale del soggetto, questa non va semplicemente considerata come la somma dei personaggi. Le cosiddette qualit� riferite all'io - io sono onesto, sincero , impulsivo, etc. - non differiscono fondamentalmente dai ruoli - io sono un figlio, un fratello, un soldato - : si tratta piuttosto di apprendimento dei modelli proposti. Con la personalit� invece entra in gioco anche la valutazione di tali modelli in base al loro apporto ad una « sensibilit� » individuale, attorno alla
quale il soggetto elabora un piano di vita. Non si pu� concepire questa attivit� indipendentemente dai ruoli svolti; essa pu� tuttavia giungere al rifiuto di questo o quel ruolo e comportare gi� nel bambino una opposizione alle aspettative degli educatori. A questo titolo, � una funzione di crisi esattamente come � una funzione di armonizzazione.
Un altro approccio agli aspetti pratici della socializzazione sta nelle ricerche sull'interazione sociale.
La interdipendenza dei soggetti consiste in una comunicazione cui possono essere attribuite varie caratteristiche:
a) � motivazionale quando sono in ballo piucchealtro desideri e/o rifiuti;
b) � conoscitiva quando le informazioni di ogni soggetto organizzano o disorganizzano l'azione dell'altro;
c) � comportamentale se l'incontro-scontro � tra azioni che si rafforzano o si inibiscono.
NOTE
(1) Cfr. T. Sarbin e V. Allen, Role theory, in Lindzey-Aronson, Handbook of social psychology, t. I, 1968, pp. 488-567.
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