Socializzazione come adattamento alle istituzioni





Anche all'interno delle teorie sociologiche esistono diversit� sulla natura dell'oggetto, la societ�. E' vero che se si interpreta la sociologia quale studio scientifico dei fenomeni della coscienza collettiva, i fatti sociali appaiono esterni all'individuo e posseggono il potere di imporsi all'individuo stesso. « Tali fatti - norme giuridiche e morali, dogmi religiosi,sistemi economici, ambienti sociali... sono preesistenti all'individuo e determinano in lui comportamenti in cui non si riconosce pi�. ...La socializzazione, quindi, consiste nel sottomettere la natura primitiva dell'uomo » (1). Bisogna riconoscere che la socialit� non si fonda esclusivamente sulla coscienza dell'utilit� delle istituzioni: in essa � presente una struttura di interrelazioni che non � chiara agli individui, e che costituisce una sorta di inconscio sociale.
Inoltre, � ravvisabile una funzione latente delle istituzioni al di l� della loro funzione manifesta: se � vero, per esempio, che i fedeli di una religione si riuniscono in vista di un vantaggio personale, � altrettanto vero che ci�, di conseguenza, li unisce gli uni agli altri.
Al contempo � importante la comunicazione e il simbolismo nella socializzazione: esiste un bagaglio di prestazioni sociali che individui e gruppi si scambiano tra loro. Il bambino assorbe i fatti sociali, i quali divengono perci� oggetto di un processo di acculturamento, in diversi modi: ora sentendo l'imposizione di una societ� che si fa rispettare fino a farsi temere e venerare, anche se nell'adesione del bambino permane il carattere di un fenomeno affettivo, positivo; ora avvertendo come preminente l'aspirazione alla sicurezza sotto tutti gli aspetti, garantita dal gruppo ad ogni individuo: si tratta in realt� di una ricerca di adattamento. Ma partecipare alle pratiche proposte dalla societ� - socializzare appunto - non � facile, tanto pi� che gli etnologi la presentano come una rete di istituzioni interdipendenti, armonizzate, mentre � fitta di contraddizioni delle quali gli individui sono solo mediocremente coscienti. « Cos�, da noi, la contraddizione tra i compiti professionali frammentari dominati dalla divisione tra lavoro manuale e lavoro intellettuale, e le aspirazioni umanistiche dell'educazione morale e culturale. O anche la contraddizione tra le affermazioni della democrazia e la concentrazione del potere legislativo ed esecutivo nelle mani di una minoranza, e tutte le contraddizioni che risultano dalla lotta di classe. In tal modo la socializzazione si presenta in una forma conflittuale: il bambino � iniziato contemporaneamente ad una cultura che gli consente l'ulteriore dominio di certe tecniche o l'adattamento a determinati rapporti sociali, ed a dei valori contraddittori: il rispetto della vita umana e quello della legge del profitto, la apologia della scienza e la propagazione di ideologie mistificatrici » (2). E' opportuno, per esempio, riflettere sul fatto che la crisi adolescenziale, cos� frequente in occidente, presso certi popoli del Pacifico non possiede quei connotati di tragica rottura che ci inducono a pensare ad una contraddizione tra la socializzazione "protetta" dell'infanzia e la rivelazione, al momento dell'adolescenza, delle esigenze della societ� industriale con le sue leggi di classe e di concorrenza.





NOTE
(1) H. Gratiot - Alphand�ry - Ren� Zazzo, Trattato di psicologia dell'infanzia, V vol. Formazione della personalit� e socializzazione, Roma, Armando Armando editore, 1975, pp. 11-19.
(2) Ibidem.




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